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A come Anni d’oro

Toque Veluor noire e cross, Gallia e Peter, Porta Milano, 1954.

A come Anni Cinquanta, gli anni d’oro della moda italiana e del cappello. Come nelle favole, il decennio si apre con un ballo, orchestrato nel 1951 da Giovanni Battista Giorgini nella sua casa di Firenze, Villa Torregiani, setting perfetto dei sogni che si avverano. Il debutto ufficiale avviene nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, il 22 luglio del 1952: è qui che si celebra la nascita del “sistema della moda italiana”, fatto di eccellenze diffuse sul territorio. L'idea vincente è di mescolare tra loro i capi delle migliori case di moda italiana, in cui gli accessori sono parte fondamentale della messa in scena. Tra le proposte della prima edizione figurano anche cappelli, velette e acconciature della Gallia e Peter di Milano, espressione di quell' “Italian fine hands” che, dall’arte, al paesaggio, si trasmette al prodotto artigianale e all’haute couture. Si parla di “Miracolo italiano”. Anni in cui, complice il cinema, che diffonde nel mondo le atmosfere e lo stile italiano, il cappello gioca un ruolo da protagonista, scandendo tra informalità ed eleganza i tempi della vita moderna: cloche e baschi al mattino, calottine, mezze lune, e turbanti per il tardo pomeriggio e infine toques (pillbox) con velette, piume e penne, fiori e cristalli e acconciature gioiello per le serate mondane. “Le donne senza cappello? Sembrano fuggite di casa: questo affermano le modiste e anche le sarte. L'abito d’alta moda vuole senz'altro un cappello”, annotano le riviste dell’epoca. Sono anni in cui “uscire senza cappello è definirsi senza stile”, in cui il copricapo modella naturalmente e completa la figura, armonizzandola con guanti, sciarpe e colli abbinati, o giocando di contrasto per aggiungere un tocco di esuberanza e di classe. Sono gli anni d'oro in cui “una donna elegante non esce mai a capo scoperto”.

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