— Abcdaire

B come Brunetta

Sette cappelli per un pomeriggio. Brunetta, 1959.

Taccuino e matita. Ovvero: l’essenziale da portare sempre con sé in borsetta, anche quando si tratta di annotare in un rapido schizzo lo stile delle studentesse in uscita di un liceo milanese, perché la moda (la vita) non si fa solo sulle passerelle, ma anche (e soprattutto) fuori da quelle. Lei è Brunetta Moretti Mateldi (1904-1988), per tutti Brunetta. Disegnatrice, pittrice, stilista, costumista, giornalista che ha segnato la storia della moda e del costume del Novecento. Nata a Ivrea, classe 1904, segno zodiacale vergine. Tutta la precisione e la produttività dei piemontesi, tutto l’estro creativo che si può ereditare da un papà che, seppur ufficiale dell’esercito, d’istinto è musicista e da una mamma che, in gioventù, è stata modella d’arte. Brunetta cresce qui e fa suo tutto quel che serve per diventare la donna ironica, instancabile, prolifica, sperimentatrice, diretta, sincera che attraverserà la storia di un secolo. Lettrice onnivora, un appetito da fringuello, milanese d’adozione a partire dagli anni Venti, Brunetta comincia giovanissima la serie di collaborazioni prestigiose che si succederanno stagione dopo stagione: La Domenica del Corriere, Il Corriere dell’Informazione, Lidel, Il Dramma, la Lettura, la Scena Illustrata, l’Illustrazione Italiana, Amica, Grazia, Bellezza, Novità fino ad arrivare ad Harper’s Bazaar e Vogue. Ma le sue tracce non rimangono solo su quotidiani e riviste, ma anche tra le pagine di libri e testate per ragazzi (come il Corriere dei Piccoli, tra i cui pionieri c’è l’uomo che diventa suo marito, l’artista Filiberto Mateldi) e ancora sui manifesti pubblicitari e nelle collaborazioni con le maison più celebri. Oltre che nell’amicizia con Mariuccia Gallia, di cui Brunetta diventa confidente e intima collaboratrice. Per lei realizza disegni e ritratti ma, soprattutto, inventa il logo geniale in cui, da un’elegante scatola, fa capolino una donna raffinata che, del coperchio a righe con fiocco, ha fatto il suo invidiabile copricapo: il più ricercato, quello che si trova solo nella boutique di Gallia e Peter, al tempo al n.3 di via Monte Napoleone. I tratti dei disegni di Brunetta vanno oltre gli abiti e i cappelli. I vestiti e gli accessori per Brunetta sono il mezzo più potente ed efficace per raccontare le donne e il loro cambiamento tra le epoche, anche con difetti e imprecisioni, anche con ironie e caricature. Come a dire che, umanizzando le sue silhouette, umanizzando le donne e superando i noiosi stereotipi, Brunetta le donne le divinizza, le rende icone. Ancor più grazie alla collaborazione con l’amica di una vita, Camilla Cederna, con cui per tanti anni cura per l’Espresso la rubrica Il lato debole, dedicata proprioa «mode e modi, tic, frizzi, usi e costumi, nevrosi del momento». In punta di sedia, come era solita sedersi, lei che della storia del costume conoscevatutto (che si parlasse di pepli dell’antica Grecia, veli da odalische, merletti seicenteschi o recenti mondanità) è stata la disegnatrice che ha saputo cogliere e raccontare il lato ironico e fresco della moda: il più serio di tutti.

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