— Abcdaire

P come Piume

Bozzetto di un cappello di Gallia e Peter, Disegno Edina Altaro anni '40.

Vanità, opulenza, bellezza. Le piume, da sempre, sono sinonimo di moda. Dai costumi coloratissimi degli Aztechi ai copricapi di Cleopatra, dai balli del Cinquecento veneziano alle passioni di Maria Antonietta (ci basti pensare a un singolo fotogramma del film capolavoro di Sofia Coppola), dai vaporosi boa dei ruggenti anni Venti sino alla passione moderna per l’esotismo, le piume sono state e restano protagoniste per lo straordinario contrasto che le caratterizza: quello che unisce lussuria e angelicità, sensualità e leggerezza, divismo e mistero. Persino sul Titanic il carico più prezioso, ci dicono gli studiosi, non erano i diamanti resi celebri da James Cameron, quanto piuttosto quaranta casse contenenti rarissime piume di struzzo destinate ai produttori di cappelli di New York. Bianche, nere, azzurre, lilla, rosa, verdi, ruggine, le piume dicigno, gallo, struzzo dei cappelli di Gallia e Peter per decenni dettano stili e raccontano storie. Abbinate a paglie nere, velette, calotte, colbacchi, invitano alla leggerezza, all’eleganza, all’esuberanza. E le rendono protagoniste. Lasciando spazio (e aria) ai sogni e ai segreti di chi le indossa.

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