Moda e surrealismo. Se, come invitava a fare André Breton, ci lasciamo andare alla scrittura automatica, permettendo che la nostra mano si muova da sola fotografando il pensiero che ci frulla in testa, eccole qui, giusto davanti a noi: moda e surrealismo, appunto. Le due parole magiche, le due chiavi alchemiche, da cui accedere ai segreti del celebre cappello a forma di scarpa creato nel 1937 da Madame Elsa Schiaparelli. Una visione della moda, la sua, che si fa onirica, provocatoria, audace, a tratti persino assurda. Come il giorno in cui Salvador Dalì le ispira un ribaltamento dei canoni e un’imprevista visione a testa in giù: una scarpa che diventa cappello, come quando pochi anni prima la moglie Gala lo ha ritratto con una scarpa in testa e una sulla spalla, affascinante, seducente, galante, imprevedibile matador. Dunque: perché no? Perché non creare una scarpa che sia cappello o, meglio, un “cappello scarpa”? Nelle mani della figlia che Gala ha avuto da Paul Eluard, Cécile, quell’oggetto un po’ magico viene reinterpretato in due versioni: una con tacco colorato, l'altra con tacco nero. Ottant’anni dopo Gallia e Peter viene invitata a creare una fedele copia del primo per la collezione della nuova Casa della storia Europea, recentemente inaugurata a Bruxelles. Un lavoro realizzato studiando con cura il cappello custodito al Victoria & AlbertMuseum di Londra, tra disegni, studi, misurazioni, ricostruzioni della memoria. Per provocare nuovamente, per far sognare nuovamente, all’insegna di Elsa, all’insegna di Dalì, all’insegna del surrealismo, dell’artigianato e dell’arte.